A cura di Giorgio Giunchi Joy Marino Stefano Trumpy
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Presentazione 04 Giugno 2014 Roma Camera dei Deputati

1. Internet: lo strumento

Approfondimento: voto elettronico

bio

Alessandro Berni

  • Un risultato tangibile del dialogo multistakeholder sull’Internet Governance (a partire dal World Summit on the Information Society 2003-2005) è stato il riconoscimento del diritto universale ad accedere ai benefici della società dell’informazione [1][2] e l’impegno all’adozione della e-democracy come veicolo per rafforzare la democrazia, le istituzioni ed i processi democratici.
  • La conseguente raccomandazione del Consiglio d’Europa [3] identifica ben quattordici settori di applicazione dell’e-democracy, includendo il voto elettronico (e-voting).
  • Questo termine raggruppa approcci ben distinti alla modernizzazione del processo elettorale, che spaziano dall’uso di sistemi per la lettura ottica della scheda cartacea, alle macchine per voto assistito con registrazione diretta (Direct-Recording Electronic), fino al voto elettronico su rete pubblica (utilizzando l’Internet mondiale).
  • Sette anni dopo il contributo originale rivolto da ISOC verso i decisori politici [4], qual è lo stato dell’arte?
  • I sistemi di voto elettronico hanno raggiunto un grado di maturità e affidabilità soddisfacente?

Un conflitto tra esigenze contrapposte?

  • Appare evidente come le tecnologie dell’informazione siano essenziali per la realizzazione dell’e-democracy, mentre il viceversa non è necessariamente vero, poiché l’introduzione della tecnologia non porta da sé all’allargamento ed al miglioramento della democrazia.
  • In particolare occorre ricordare come le tecnologie non siano “neutrali” e come, al contrario, incorporino valori e metodi che devono essere ben compresi e comunicati.
  • La responsabilità per la tecnologia adottata risiede nelle istituzioni incaricate dell’implementazione dell’e-democracy, e la sicurezza, intesa come la classica triade riservatezza-integrità-disponibilità, riveste importanza primaria.
  • Ad esempio, la realizzazione del concetto di voto “personale ed uguale, libero e segreto” (cfr. art. 48 della Costituzione Italiana) deve passare attraverso un’adeguata definizione dei requisiti di sistema e una corretta implementazione.
  • Chi sostiene che i sistemi già in uso, ad esempio nel commercio elettronico e nell’home banking, siano più che sufficienti per realizzare dei sistemi di voto sicuro compie una semplificazione eccessiva.
  • La segretezza del voto, essenziale per contrastare fenomeni di coercizione e voto di scambio, mal si concilia con la registrazione dettagliata delle azioni svolte dall’utente del sistema di e-commerce, essenziale per ricostruire il “chi ha fatto cosa” in caso di contestazioni.
  • In aggiunta a questa considerazione di tipo strutturale, non si possono tralasciare i rischi che si riferiscono alla cyber-security, sia di origine criminale che di origine governativa [5], secondo i quali malware appositamente costruiti potrebbero costituire il veicolo per la compromissione del risultato elettorale.
  • Le linee guida del Consiglio d’Europa sulla trasparenza delle votazioni elettroniche [6] sono un importante riferimento per la realizzazione di sistemi di voto in grado di guadagnare la fiducia del corpo elettorale e di osservatori esterni.
  • Un punto fondamentale riguarda la necessità di effettuare una analisi del quadro normativo esistente prima dell’introduzione del voto elettronico, con l’obiettivo di rilevare e trattare tutti quegli aspetti che potrebbero risultare in conflitti procedurali o nuove pratiche fraudolente legate al sistema di voto elettronico.
  • Per quanto riguarda l’implementazione, è invece sottolineata la necessità di evitare dipendenze da un numero ristretto di fornitori: i sistemi software e hardware richiedono regolare manutenzione, che va oltre il normale svolgimento delle procedure elettorali, e particolare cautela deve essere presa per prevenire il fenomeno del “vendor-lock-in”.
  • Al fine di assicurare trasparenza e riproducibilità dei processi viene anche raccomandato il trattamento del codice sorgente, e di tutti gli elementi hardware e software, quali componenti della “audit trail” che deve essere archiviata per legge.
  • Il rilascio come open source del software di e-voting, realizzato secondo standard e specifiche aperte e interoperabili, può contribuire alla realizzazione del senso condiviso di affidabilità, poiché chiunque viene messo in grado di ispezionare e valutare le soluzioni adottate.
  • La realizzazione del bilancio tra segretezza del voto e verifica che i voti registrati siano effettivamente corrispondenti a quelli espressi dagli elettori è ancora oggetto di studio e non esiste ancora un consenso internazionale su soluzioni accettate e standardizzate.
  • Il diffuso meccanismo “Voter Verified Paper Trail” (VVPAT) [7] affianca al sistema di voto elettronico la produzione di una copia cartacea del voto espresso, per confermare al cittadino la regolare registrazione della propria scelta e per consentire la riconta in caso di dubbi sull’affidabilità del software.
  • Tuttavia il costo e la complessità del sistema VVPAT (malfunzionamenti del sistema di stampa), cui si somma il rischio di pressioni sul votante (uso della ricevuta nell’ambito di meccanismi di voto di scambio), non lo rende un approccio definitivo e affidabile.
  • Altri sistemi, come la verifica “end-to-end” [8], prevedono l’uso della crittografia per consentire ai votanti di verificare l’accurata registrazione del proprio voto (senza rivelare la scelta effettuata) ed a qualunque osservatore esterno di verificare che tutti i voti registrati siano stati accuratamente contati.
  • Questo promettente approccio deve ancora essere sperimentato nel contesto di elezioni su larga scala.

Esperienze internazionali

  • Nell’ultimo decennio diversi Stati hanno intrapreso iniziative di e-voting, su scale diverse (elezioni locali, regionali, nazionali ed anche europee), utilizzando l’intera gamma degli strumenti disponibili (macchine a registrazione diretta elettronica installate nel seggio, scansione ottica delle schede cartacee, voto via Internet).
  • Dei tre approcci sopra indicati, l’utilizzo del voto remoto tramite Internet appare come quello con il più grande potenziale di realizzazione degli obiettivi di rafforzamento e allargamento dei processi democratici e della partecipazione popolare.
  • Ad oggi l’unico Stato che abbia mai implementato su scala nazionale il voto remoto tramite Internet rimane l’Estonia, anche se esistono esempi significativi in Canada, Australia e Svizzera.
  • Il progetto pilota del Regno Unito è stato invece chiuso nel 2007 a seguito di riserve sulla sicurezza e affidabilità del sistema.
  • Il successo del caso estone trova spiegazione in una combinazione di fattori che vanno dall’elevato tasso di diffusione delle tecnologie ICT tra la popolazione, alla disponibilità di un efficace sistema d’identificazione dei votanti (ove l’80% dei cittadini è dotato di carta d’identità elettronica comprensiva di certificato digitale), fino alla definizione di un quadro normativo a sostegno dello sviluppo e dell’utilizzo del voto remoto.
  • Dal punto di vista tecnico, il sistema di voto realizza un meccanismo a “doppia busta” simile a quello utilizzato in altri paesi per il voto postale, assicurando privacy e integrità della scelta effettuata. Il processo prevede che il voto espresso sia cifrato una prima volta dall’applicazione di voto elettronico (l’analogo con il sistema postale è l’inserimento in una busta senza contrassegni che è poi sigillata) e poi confermato dal votante attraverso l’apposizione di una firma elettronica (equivalente all’inserire la busta bianca in una seconda busta che viene sigillata apponendo all’esterno l’identificazione univoca del votante).
  • Alla conta dei voti la firma elettronica (busta esterna) viene rimossa e il voto anonimo e cifrato (busta interna) è registrato in un seggio elettronico. Il sostanziale successo dell’iniziativa di estone, con un livello di partecipazione intorno al 15%, è stato comunque accompagnato da critiche sulla robustezza del sistema di voto rispetto agli attacchi cyber [9] e, più generalmente, sul fatto che il codice sorgente del sistema di voto fosse visionabile solo dai sottoscrittori di un Non Disclosure Agreement.
  • Come passo positivo nella direzione della necessaria trasparenza, il governo estone ha pubblicato nel luglio 2013 la sola componente server side attraverso il repository Github [10].
  • In aggiunta alle riserve tecniche, persistono critiche sul fatto che il sistema di voto sia offerto nella sola lingua ufficiale (estone), nonostante una percentuale considerevole della popolazione (14,29%) sia di madrelingua russa.

Conclusioni

  • Di fronte ad un quadro così frammentato è possibile pensare di giungere a una definizione dello stato dell’arte?
  • Secondo Barbara Simons, past President della Association for Computing Machinery, il voto via Internet rimane “fondamentalmente insicuro, irrealizzabile nel futuro prevedibile e quindi non inevitabile” [11].
  • D’altro canto i benefici promessi dal voto elettronico sono indiscutibili e potrebbero rappresentare la chiave di volta per un riavvicinamento dei cittadini alla politica, non solo nel contesto delle elezioni politiche, ma anche per sostenere meccanismi di “e-petitioning” (raccomandazioni alle istituzioni democratiche”), “e-polling” (sondaggi informali), “e-consultation” (pubblica consultazione su questioni di policy), “e-initiative” (proposte di legge ed iniziativa politica) [3].
  • La strada verso il concepimento e l’eventuale sperimentazione di un sistema di e-voting deve quindi passare attraverso solidi processi di valutazione e gestione del rischio, che può assumere forme diverse (politico, legale, organizzativo, tecnologico, economico, finanziario, sociale, culturale), cui devono essere accoppiati controlli e meccanismi per la valutazione in itinere.
  • Anche in questo caso l’approccio multistakeholder del “modello Internet” può avere molto da insegnare.

Note bibliografiche

e-democracy
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