1. Il ruolo delle
amministrazioni pubbliche
- Una nazione
può dirsi realmente moderna e civile solo quando dispone di amministrazioni
pubbliche aperte, trasparenti ed efficienti.
- È
una affermazione per certi versi fin ovvia, per altri assolutamente essenziale
e per molti ancora tutt’altro che scontata.
- Troppo
spesso, infatti, non si coglie l’importanza di avere amministrazioni pubbliche
di qualità e, anzi, si vive la loro stessa esistenza come un problema,
un retaggio del passato; spesso addirittura se ne evoca la cancellazione
o comunque una loro limitazione, come se un paese moderno potesse funzionare
in loro assenza o non avendo in esse – correttamente dimensionate e “posizionate”
– uno snodo essenziale e insostituibile. In realtà, esiste una palese
correlazione diretta tra livello di sviluppo di una nazione e qualità
delle sue amministrazioni pubbliche.
- È
una correlazione che si può osservare da due punti di vista distinti
e complementari. In primo luogo, amministrazioni pubbliche moderne rendono
un paese competitivo e attrattivo dal punto di vista socio- economico.
- Non è
un mistero che uno dei principali limiti dell’Italia è la sua scarsa
attrattività che è in buona misura dovuta ad amministrazioni
pubbliche lente e “opache”, troppe volte viste come lontane e “nemiche”.
In secondo luogo, non può esserci piena democrazia e trasparenza
in assenza di processi partecipativi attraverso i quali tutti i cittadini
siano messi in grado di contribuire al controllo e allo sviluppo delle
istituzioni e delle regole attraverso le quali esse svolgono il loro compito
a servizio della collettività.
- Questi
processi possono attuarsi solo in presenza di amministrazioni pubbliche
aperte, trasparenti ed efficienti. Tanti sono gli snodi e gli aspetti sui
quali intervenire per ammodernare le amministrazioni pubbliche del paese.
- Indubbiamente,
questo processo di ammodernamento può e deve avvantaggiarsi da un
utilizzo intelligente e diffuso delle tecnologie dell’informazione e delle
telecomunicazioni (ICT).
- Esse infatti
permettono di cambiare e innovare i processi attraverso i quali le amministrazioni
operano e si relazionano con gli altri attori – pubblici e privati – presenti
nella nostra società.
- Ciò
permette da un lato di abilitare e promuovere lo sviluppo di servizi utili
ai cittadini e al territorio e, dall’altro, di garantire garantire trasparenza
degli atti pubblici e dei meccanismi di funzionamento delle diverse strutture
amministrative del paese.
- Per perseguire
questi scopi è necessario definire una strategia di utilizzo e valorizzazione
dell’ICT a sua volta moderna ed efficiente, che sappia cogliere e sfruttare
le enormi potenzialità offerte da questi strumenti tecnologici.
- A questo
proposito, da tempo si chiede che le amministrazioni del paese distribuiscano
e diffondano le proprie informazioni secondo il paradigma dei dati aperti
(“open data”).
- Con l’espressione
“dati aperti” si intende qualificare un insieme di informazioni reso disponibile
al pubblico secondo formati aperti e liberi da vincoli che ne limitino
l’utilizzo, così come ben recita la definizione di questo concetto
presente su Wikipedia:
I dati
aperti, comunemente chiamati con il termine inglese open data anche nel
contesto italiano, sono alcune tipologie di dati liberamente accessibili
a tutti, privi di brevetti o altre forme di controllo che ne limitino la
riproduzione e le cui restrizioni di copyright eventualmente si limitano
ad obbligare di citare la fonte o al rilascio delle modifiche allo stesso
modo. |
- Indubbiamente,
l’utilizzo di open data costituisce una valida leva attraverso la quale
perseguire quel processo di ammodernamento del paese da tanti evocato.
- Ma troppo
spesso, purtroppo, si esagerano e mitizzano i possibili benefici derivanti
dall’adozione diffusa di open data e, ancora più grave, si ignorano
tutti gli altri passaggi cruciali necessari per garantire il raggiungimento
di obiettivi così importanti per lo sviluppo del nostro paese.
2. Open data: miti
e realtà
- Per comprendere
appieno le potenzialità e i limiti degli open data è necessario
indicare quali sono a) i bisogni delle amministrazioni pubbliche e b) le
caratteristiche intrinseche, tecnologiche e funzionali degli stessi open
data.
- È
solo grazie a questa analisi che diviene possibile da un lato posizionare
correttamente l’utilizzo degli open data all’interno della strategia di
una amministrazione pubblica e, dall’altro, evidenziare le aree di intervento
(e le relative soluzioni) che non possono essere indirizzate attraverso
il solo utilizzo di open data.
- Quali
sono, quindi, i bisogni di una amministrazione pubblica che voglia essere,
come evocato nell’incipit di questo articolo, “aperta, trasparente ed efficiente”?
Essi possono essere sintetizzati in due “semplici” punti:
- 1. Fornire
informazioni tempestive, puntuali e accurate sul funzionamento dell’amministrazione
o comunque relative a domini da essa direttamente o indirettamente gestiti.
Per esempio, informazioni sul proprio bilancio o sulle strutture assistenziali
presenti sul territorio.
- 2. In
base ai propri compiti istituzionali, fornire servizi efficienti che semplifichino
e facilitino la vita dei cittadini, delle imprese e delle strutture sociali
comunque presenti sul territorio, delle altre amministrazioni pubbliche
con le quali è chiamata ad interagire.
- Da un
punto di vista delle tecnologie ICT, ciò si traduce – almeno in
primissima approssimazione – in tre requisiti molto specifici e puntuali:
- Deve essere
possibile trasferire informazioni dalla amministrazione pubblica verso
i propri interlocutori.
- Deve essere
possibile per gli interlocutori di una amministrazione pubblica richiedere
direttamente l’attivazione di servizi (informatici) offerti dall’amministrazione
stessa (per esempio, l’espletamento di una pratica o la concessione di
una licenza).
- Deve essere
possibile far interagire direttamente i sistemi informatici dell’amministrazione
e dei soggetti intitolati ad interloquire con essa (per esempio, far colloquiare
direttamente i sistemi informatici di comuni, ISTAT e Agenzia delle Entrate).
- Troppo
spesso le amministrazioni sono carenti e inadempienti su tutti questi fronti.
- A questa
carenza spesso si risponde richiedendo, per l’appunto, la messa a disposizione
di open data.
- L’assunto
è che, avendo messo a disposizione queste informazioni, diventi
possibile effettuare sia un controllo diretto delle attività dell’amministrazione,
sia realizzare in modo autonomo quei servizi che l’amministrazione stessa
non è in grado di garantire.
- Questa
posizione presenta, proprio in questo secondo risvolto, un elemento di
forte criticità. Infatti, per poter realizzare servizi realmente
efficaci serve una reale interoperabilità tra sistemi informatici,
funzionalità che non è possibile ottenere utilizzando solo
open data. Perché?
- 1. Gli
open data sono il risultato di processi di pubblicazione che estraggono
copie di informazioni dai sistemi informatici originari, mettendole a disposizione
del pubblico attraverso formati aperti. Sono quindi tendenzialmente degli
“snapshot” (delle fotografie periodiche) dello stato di un sistema. Se
è vero che è possibile generare questi snapshot “molto spesso”,
è altrettanto vero che questo approccio ben si presta per rendere
disponibili dati sostanzialmente statici o che variano lentamente nel corso
del tempo. Ma è un approccio inefficiente e inadatto a fornire informazioni
in tempo “quasi” reale per applicazioni e servizi che richiedono di conoscere
lo stato di un certo sistema o servizio (si pensi al caso dell’infomobilità).
Inoltre, non ha senso generare continuamente snapshot, magari di dimensioni
non piccole, anche quando nessuno in quel momento ha necessità di
accedervi.
- 2. Ancor
più importante, la creazione di snapshot è utile per rendere
disponibili “all’esterno” informazioni che risiedono all’interno di un
sistema informativo di un ente (per esempio, un comune o una municipalizzata).
Ma questo è un processo unidirezionale che trasferisce informazioni
dal gestore verso il potenziale utilizzatore. Non è assolutamente
– strutturalmente – in grado di supportare interazioni bidirezionali e
transattive come quelle che sono necessarie, per esempio, per prenotare
un servizio di trasporto, una volta presa visione del suo stato di funzionamento.
3. Quali interventi,
quindi?
- Per ovviare
a questi problemi, è vitale che ogni amministrazione si apra secondo
regole e modalità articolate e complementari, e non solo fornendo
open data. In questo senso, tre sono i livelli secondo i quali tale apertura
deve concretizzarsi:
- 1. Open
data. Come detto, sono estrazioni più o meno frequenti di informazioni
che possono essere utilizzate per scopi di trasparenza e accountability
o nello sviluppo di applicazioni che richiedono dati sostanzialmente statici.
- 2. Open
services: sono “bocchettoni di accesso” ai sistemi informatici dell’amministrazione
resi disponibili su Internet per abilitare la comunicazione diretta tra
i software dell’amministrazione e dei soggetti pubblici e privati abilitati
ad interagire con essa (tecnicamente, sono web services o tecnologie di
interoperabilità equivalenti).
- 3. Web
app: sono applicazioni offerte direttamente al pubblico attraverso il web
dall’amministrazione. Si tratta di strumenti complementari che rispondono
a bisogni differenziati. In particolare, gli open services non possono
essere sostituiti dagli open data che non permettono una reale e piena
interazione informatica tra i soggetti interessati. I servizi evoluti nascono
quando diversi soggetti pubblici e privati riescono ad interoperare, come
avviene, per esempio, quando si vuole fornire un servizio di infomobilità
integrato (il caso di InforBlu per Expo è in questo senso alquanto
significativo http://e015.infoblutraffic.com).
Un commento finale
- L’utilizzo
intelligente e diffuso delle tecnologie ICT è vitale per sostenere
lo sforzo di ammodernamento delle amministrazioni pubbliche e del Paese
nel suo complesso.
- È
essenziale che esse siano utilizzate in modo intelligente e mirato, valorizzando
tutte le potenzialità che esse offrono. In questo senso, mettere
a disposizione open data è certamente una opportunità che
non può essere sottovalutata né tanto meno ignorata.
- Ma gli
open data non soddisfano né esauriscono l’insieme dei bisogni e
delle azioni che conseguentemente devono essere previste per realizzare
una profonda e diffusa innovazione digitale delle amministrazioni del Paese.
- È
necessario costruire un portfolio di strategie di intervento e relative
tecnologie (così come discusso in precedenza) che sappia cogliere
tutti gli aspetti del problema.
- Per questo
è necessario andare “oltre gli open data”, non per negarne la validità
e l’utilità, ma per valorizzare in modo compiuto e organico l’intero
spettro di possibilità offerte dalle moderne tecnologie dell’informatica
e delle telecomunicazioni.
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