- Questa
storia, che è di parte non soltanto per ragioni ideologiche, ma
anche perché limitata agli eventi che dal mio ristretto angolo visuale
ho avuto l'opportunità di osservare, inizia esattamente 20 fa, quando
fui nominato direttore del Centro di Supercalcolo del Piemonte.
- Invero
non ero entusiasta di quell'incarico, perché il primo compito del
CSP era la gestione di un supercomputer Y/MP di CRAY ed io ero stato molto
contrario a quell'enorme spesa.
- Avevo
anche scritto su Media 2000 un articolo dal titolo eloquente: "Un
elefante per schiacciare le noci''.
- In quell'articolo
spiegavo che un elefante è così sensibile da essere in grado
di schiacciare le noci, ma è troppo costoso per quel compito che
può essere affidato molto più economicamente a schiere di
scoiattoli.
- Nella
sostanza, temevo che la "supercazzola'', come la chiamavo io, fosse
stata un'opportunità di businnes per qualcuno e non fosse utile
in misura adeguata al suo costo.
- Fu il
presidente della Regione, Gian Paolo Brizio, a convincermi ad accettare
l'incarico, spiegandomi che il nostro compito non era tanto la gestione
del supercalcolatore, quanto l'apertura di una "finestra sul mondo
affascinante dell'informatica''.
- Così
accettai e fui subito felice della mia scelta, che si rivelerà poi
un'esperienza indimenticabile, in virtù soprattutto delle qualità
umane e professionali dei collaboratori che mi assegnarono.
- Subito
ci innamorammo di INTERNET, a cui dedicammo molte risorse fino a divenire,
qualche anno dopo, il quarto Internet Provider italiano.
- Coinvolgemmo
anche personale esterno. Ad esempio, mia figlia Roberta, da me adeguatamente
prezzolata, passava le domeniche pomeriggio a trasmettere a tutto il mondo,
in tempo reale, le notizie sportive italiane, utilizzando uno strumento,
chiamato "Gopher", che diventerà un paio di anni dopo
il padre dei browser.
- Anche
dall'Australia ci giunsero messaggi di ringraziamento per quel lavoro.
- Un paio
di anni più tardi, in Olivetti, installammo a bordo di un personal
computer della linea Echos un emulatore di modem e il software necessario
per ottenere la connessione ad un Internet Service Provider. Col solo costo
del cavetto necessario per collegare il personal computer alla presa telefonica
si poteva ottenere la connessione automatica ad Internet.
- Nella
primavera del '95 mostrai il prototipo ai progettisti dell'Olivetti, insieme
alle funzionalità di navigazione sul primo browser di quei tempi
e alla connessione in tempo reale con mia figlia Michela, che era ospite
di una Università americana.
- I responsabili
del progetto della nuova linea di computer rimasero entusiasti e decisero
di portare la proposta all'amministratore delegato.
- Avrei
voluto discuterla personalmente, ma mi spiegarono: "Ci sono tre modi
per rovinarsi. Il più piacevole è con le donne, il più
rapido con il gioco, il più sicuro con gli ingegneri".
- La risposta
che arrivò dall'amministratore delegato, o da qualche suo collaboratore
-non so-, fu lapidaria: "Non c'è futuro per Internet".
- Fu Roberto
Borri, il leader dei bravissimi giovani che collaboravano con me, il primo
a parlarmi della rivoluzione del software libero.
- Era logico
che un innamorato di Internet si innamorasse anche del software libero.
Infatti Internet può essere considerata come la madre e la figlia
del software libero: la madre, in quanto Internet ha reso possibile la
creazione delle comunità di sviluppatori; la figlia, in quanto il
principio della condivisione del sapere che è alla base del lavoro
di IETF è lo stesso che caratterizza il software libero.
- L'entusiasmo
mi indusse a proporre un programma nazionale di ricerca al Ministro dell'Università
e della Ricerca Luigi Berlinguer.
- Feci circolare
il mio dotto documento, che fu molto criticato da un personaggio leggendario
del software libero italiano, Alessandro Rubini.
- Questi
aveva iniziato a lavorare su Linux e i suoi driver nel 1994, subito dopo
la laurea conseguita presso l'Università di Pavia, ma non fu il
primo a occuparsi di software libero in Italia, essendo stato preceduto
di pochi mesi dal progetto Pluto di Franco Bombi e Giuseppe Zanetti dell'Università
di Padova.
- Comunque,
il suo lavoro è stato fondamentale dal duplice punto di vista scientifico-tecnico
e politico-organizzativo.
- Alessandro
criticò il mio progetto soprattutto per la scarsa enfasi data all'importanza
del codice sorgente e per la confusione dei concetti di "freeware"
e "free software", ossia per aver ignorato il sacro principio
di Richard Stallman: "Free as in free speech, not as in free beer".
- Il guru
pavese aveva ragione. Così, mi impegnai a fondo nello studio e nel
2001, insieme alla collega sociologa e concittadina cuneese Mariella Berra,
pubblicai il volume "Informatica solidale" per Bollati Boringhieri.
- Lucio
Stanca, ministro del secondo e del terzo governo Berlusconi, lesse il libro,
da lui chiamato "libretto rosso di Meo" e mi chiamò nel
2002 a presiedere una commissione incaricata di indagare sulle opportunità
aperte dall'avvento del software libero per la pubblica amministrazione
centrale e periferica.
- Nel maggio
del 2003, al termine di un lunghissimo lavoro, la commissione consegnò
le sue conclusioni e proposte, dalle quali il ministro Stanca derivò,
nel dicembre 2003, un'importante direttiva, poi trasfusa nel decreto legislativo
82/05, più noto come "Codice dell'Amministrazione Digitale".
- Nella
sostanza quella direttiva e quel decreto legislativo impongono alle pubbliche
amministrazioni di partire, nella scelta di una soluzione informatica,
da una valutazione comparativa tecnica ed economica estesa ai prodotti
del software libero, privilegiando le soluzioni che assicurino l'interoperabilità
e la cooperazione applicativa ai diversi sistemi informativi della pubblica
amministrazione.
- Come ulteriori
raccomandazioni, i sistemi informatici non dovranno essere dipendenti da
un unico fornitore o da un'unica soluzione proprietaria; il codice sorgente
dovrà essere disponibile per l'ispezione e la tracciabilità
da parte delle pubbliche amministrazioni; e infine, i dati e i documenti
dovranno poter essere esportati in più formati, di cui almeno uno
di tipo aperto.
- A mio
giudizio, se la direttiva Stanca, il Codice dell'Amministrazione Digitale
e le leggi regionali di Toscana, Umbria, Veneto, Piemonte fossero rispettati,
il software libero giocherebbe un ruolo centrale nei sistemi informativi
della pubblica amministrazione, con enormi benefici economici per l'intero
sistema paese.
- Sfortunatamente,
l'Italia è caratterizzata da leggi severe e intelligenti, temperate
dalla loro inosservanza, e quelle norme non fanno eccezione.
- Anzi,
esse sono del tutto ignorate. A titolo di esempio, ricordo l'azione di
ASSOLI, associazione del software libero, che per opera del suo presidente,
l'avvocato Marco Ciurcina, ha ottenuto l'annullamento di una costosissima
gara che privilegiava un prodotto proprietario.
- Sfortunatamente,
le associazioni del software libero non dispongono delle risorse umane
ed economiche necessarie per impugnare molte decine di gare aperte da pubbliche
amministrazioni centrali o periferiche, compresi i più importanti
ministeri.
- Per superare
il problema dell'assoluta inosservanza delle norme a favore del software
libero, nel maggio 2007 il ministro Luigi Nicolais del governo Prodi istituì
una seconda commissione, ancora una volta da me presieduta.
- Gli obiettivi
di questa commissione erano l'analisi dello scenario europeo ed italiano
del settore, la definizione di linee guida operative per supportare le
amministrazioni negli approvvigionamenti di software libero, un'analisi
dell'approccio "open source" per favorire cooperazione applicativa,
interoperabilità e riuso.
- Sfortunatamente
(ancora una volta), la breve vita del governo Prodi si concluse un paio
di settimane dopo la consegna del volume prodotto dalla nuova commissione,
e il successore del ministro Nicolais dichiarò che la questione
del software libero non era per lui di alcun interesse.
- Speravamo
che con l'avvento del governo Monti l'attenzione verso la questione del
software libero ritornasse viva come ai tempi del ministro Stanca.
- Per questa
ragione, su sollecitazione degli amici delle nostre associazioni, scrissi
subito una lettera al presidente Monti e ai ministri Profumo e Patroni
Griffi, nella quale ricordavo che un intervento a favore del software libero
avrebbe avuto il pregio raro di comportare una riduzione della spesa e
contemporaneamente di promuovere lo sviluppo.
- Sono passati
due mesi e ad oggi non ho ricevuto alcun cenno di risposta.
- È
comprensibile che i destinatari della mia lettera non abbiano trovato il
tempo di rispondermi, in considerazione del volume di cose di cui devono
occuparsi.
- Comunque,
penso che la promozione del software libero sia molto più importante
della liberalizzazione dei taxi e dei riksciò, così come
penso che ai fini dello sviluppo sia fondamentale portare l'investimento
annuo in ricerca e sviluppo almeno al livello della media dei Paesi europei.
- Per consolarmi
della delusione, l'amico Giorgio Giunchi, parafrasando le conclusioni di
un altro mio articolo, mi ha raccomandato: "Insistere, Insistere,
Insistere".
- Insisterò
o, meglio, insisteremo.
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