- Era l'inizio
del 1992 quando, ancora fresca di diploma di laurea, lavoravo da qualche
mese come contrattista al Consorzio Pisa Ricerche (CPR) seguendo l'organizzazione
di un convegno internazionale coordinato dal CNR. Un bel giorno il Direttore
del CPR, Mariano Andrenucci, mi disse che il Direttore dell'Istituto CNUCE
del CNR di Pisa, Stefano Trumpy, lo aveva contattato per sapere se tra
il personale in servizio presso il CPR vi era qualcuno che avesse esperienza
di relazioni internazionali e soprattutto che parlasse correntemente le
lingue inglese e francese. Io chiesi il perchè e mi fu risposto:
"Perchè dovrai interagire con i paesi dell'Africa francofona
e anglofona".
- Data la
mia allora recente specializzazione post laurea in Cooperazione con i Paesi
in via di Sviluppo, l'occasione mi sembrò propizia e stimolante
e così mi recai una mattina in Via Santa Maria per un colloquio
preliminare con Stefano Trumpy, allora Coordinatore Tecnico del Progetto
RINAF (Regional Informatics Network for AFrica). Pochi giorni dopo mi trovai
a lavorare per lo sviluppo delle attività del progetto RINAF dell'UNESCO
il cui scopo era quello di contribuire alla diffusione e all'uso della
rete Internet in centri di ricerca e università in oltre 20 paesi
del continente africano.
- Attività
a cui mi dedicai per un lungo periodo di tempo dal 1992 al 1998. Quel colloquio
segnò indubbiamente l'inizio della mia avventura Africana, oltre
all'entusiasmante impatto con il mondo di Internet e delle reti per la
ricerca e, contemporaneamente, l'avvio della mia attività lavorativa
al CNR. Finanziato dal Governo Italiano insieme ad un piccolo contributo
del governo Coreano, il Progetto RINAF fu concepito nel 1989 dal Programma
Intergovernativo di Informatica dell'UNESCO (IIP Programme) e lanciato
ufficialmente qualche anno dopo a Dakar nel 1992. Il Programma IIP evidenziava
il ruolo delle reti di computer quale mezzo per promuovere la cooperazione
internazionale e interregionale oltre a porre in risalto l'importanza del
loro utilizzo per ridurre l'isolamento di centri e istituzioni di ricerca
dei paesi in via di sviluppo e per incoraggiare la comunicazione e la condivisione
di informazioni tra ricercatori, tecnici e utenti finali.
- Gli obbiettivi
principali del progetto erano i seguenti:
- "
fornire accesso ai servizi telematici di base (posta elettronica, accesso
a banche dati, liste di discussione, bollettini elettronici etc.);
- "
favorire il dialogo e lo scambio di informazioni tra ricercatori africani
e tra questi ultimi e il settore privato;
- "
ridurre l'isolamento di istituti e centri di ricerca africani;
- "
accrescere la consapevolezza dell'importanza dei servizi di rete in Africa;
- "
formare un gruppo di tecnici e operatori specializzati nella gestione dei
servizi di rete;
- "
creare una struttura e un nucleo di persone che, al termine del progetto,
fossero in grado di gestire le infrastrutture e i servizi di rete realizzati
da RINAF.
- Secondo
la struttura gerarchica adottata dall'UNESCO, il progetto RINAF istituì
cinque "nodi regionali", uno per ognuna delle cinque regioni
in cui fu suddiviso il continente (nord, sud, est, ovest e centro) e circa
una decina di "nodi nazionali".
- I nodi
regionali (Algeria, Kenya, Senegal, Nigeria e Zambia) avevano il compito
di gestire e coordinare le attività progettuali nell'ambito della
propria regione in collaborazione con i nodi nazionali (Algeria, Egitto,
Guinea, Kenya, Tanzania Nigeria, Senegal, Costa d'Avorio, Swaziland e Zambia)
stabilendo connessioni di rete regionali e internazionali.
- All'Istituto
CNUCE del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) di Pisa, fu assegnato
il coordinamento tecnico del progetto RINAF attraverso l'ausilio di una
struttura di supporto per l'implementazione delle molteplici attività
previste dal progetto.
- Nel 1992,
anno di lancio del Progetto, I componenti della squadra erano Stefano Trumpy
(Coordinatore Tecnico), Laura Abba, Adriana Lazzaroni e Abraham Gebrehiwot.
- Andando
indietro con la memoria a quegli anni credo di poter affermare che la nostra
attività in favore della diffusione di Internet in quei paesi fu
davvero pioneristica.
- La nostra
missione consisteva nell'acquisire e trasferire attrezzature, nel fornire
assistenza tecnica per realizzare le connessioni di rete, nell'organizzare
corsi di formazione per ciascuna regione del continente gestendo il trasferimento
di uomini e mezzi tra mille difficoltà logistiche, problematiche
burocratiche e tecniche.
- Inviare
un fax ad uno dei centri di ricerca africani coinvolti poteva richiedere
anche un'ora, tanto che fui presto soprannominata da alcuni miei colleghi
"la ragazza del fax" dato il tempo che trascorrevo accanto a
quel mezzo di comunicazione, allora ancora prezioso, per interagire con
l'Africa.
- Tutto
nella speranza di poter inviare poche pagine per comunicare ai nostri colleghi
africani che li invitavamo a partecipare ad un corso di formazione sulle
reti, per avvisarli che l'hardware e software concordato era stato spedito
via cargo ai loro istituti o per informarli che nostri tecnici CNR erano
in procinto di raggiungerli per assisterli nell'installare il materiale
appena spedito.
- Dal punto
di vista dell'attivazione e mantenimento delle connessioni ad Internet
ricordo con grande soddisfazione gli ottimi risultati raggiunti in paesi
quali la Nigeria e l'Algeria. Nel primo dei due paesi abbiamo attivato
nel 1994 la prima connessione, di tipo UUCP dial up tramite linea telefonica
commutata, tra il CNR-CNUCE e lo Yaba College of Technology di Lagos che
è stata successivamente estesa ad altri centri di ricerca nigeriani.
- In Algeria
è stata attivata una connessione ad Internet dal CERIST (Centre
d'Etude et de Recherche sur l'Information Scientifique et Technique) di
Algeri al CNUCE tramite linea dedicata a 9600 bps, anch'essa a partire
dal 1994.
- Il mio
collega etiope Abraham Gebrehiwot si dedicava inoltre alla installazione
e gestione del nameserver primario al CNUCE per la Nigeria (.ng), alla
registrazione dei sottodomini sotto il .ng e alla gestione del nameserver
primario per l'Algeria (.dz). Presso il CNUCE si gestivano anche le liste
di discussione del progetto (RINAF-L, RINAF-T, RINAF-R) e le mailing list
(CAMNET, NGR-MAIL, SENEGA-L, GUINEQ-L), una sorta di blog del tempo attraverso
cui i componenti delle comunità africane che risiedevano a Pisa
potevano tenere i contatti e comunicare con i loro connazionali.
- In quegli
anni un certo numero di progetti furono lanciati su iniziativa di alcuni
governi, del settore privato e istituzionale dei paesi occidentali e in
alcuni casi dagli stessi paesi africani.
- Per questo
motivo decidemmo, ove possibile, di investire i finanziamenti disponibili
in cooperazione con le iniziative già esistenti a favore dello sviluppo
di Internet in Africa quali: IDRC/ECA (Cabeca Project), ITU, UNDP, USAID
(Leland Initiative), World Bank, IDRC, RIO-Orstom, HNET, REFER etc.
- Al fine
di facilitare i collegamenti alla rete, in alcuni casi decidemmo di supportare,
i costi iniziali di traffico (3-6 mesi) stipulando contratti con gli Internet
service providers e altre organizzazioni locali ritenute affidabili quali:
Africa Online (Kenya), Padis and Ethiopian Telecommunication Agency (Etiopia),
Orstom Rio e Sonatel (Senegal), AUPELF-UREF (Costa d'Avorio), Socatel (Repubblica
Centrafricana).
- Il progetto
raggiunse risultati consistenti in quasi tutti i 15 paesi coinvolti nella
prima fase, nonostante la struttura gerarchica regionale adottata inizialmente
dall'UNESCO non si fosse rivelata sempre efficace causando a volte un notevole
rallentamento o impedendo addirittura la realizzazione degli obbiettivi
del progetto in alcuni paesi.
- Ciò
fu dovuto principalmente alla reticenza o all'impossibilità di alcune
istituzioni scientifiche africane (nodi regionali) di svolgere funzioni
di coordinamento delle attività progettuali a livello regionale,
in collaborazione con i centri di ricerca dei paesi confinanti.
- Pertanto
decidemmo, ove possibile, di incoraggiare collegamenti alla rete più
efficaci ed economicamente più vantaggiosi, direttamente dagli istituti
e dai centri di ricerca (nodi nazionali) che si rivelavano tecnicamente
più avanzati, fornendo gli strumenti e l'assistenza tecnica necessaria.
- Questo
approccio si rivelò particolarmente efficace in quasi tutti i casi.
Dal 1992 al 1998 le nazioni africane con le quali la struttura tecnica
di supporto del CNR collaborò e interagì assiduamente per
la realizzazione del progetto furono: Algeria, Mauritania, Marocco, Kenya,
Tanzania, Etiopia, Nigeria, Camerun, Repubblica Centrafricana, Senegal,
Costa d'Avorio, Zambia, Swaziland, Namibia, Zimbabwe e Niger.
- Un successivo
finanziamento proveniente dal Ministero Affari Esteri permise il proseguimento
delle attività, cosiddetto "RINAF Project Extension",
in ulteriori 4 paesi: Etiopia, Eritrea, Angola e Nigeria.
- Nel portare
avanti le varie attività siamo entrati in contatto non soltanto
con istituzioni di ricerca ma anche con organizzazioni delle Nazioni Unite
e con organismi di governo incaricati di favorire lo sviluppo delle tecnologie
ICT.
- È
stata un'esperienza arricchente anche se a volte abbiamo dovuto fare i
conti con una mentalità locale un po' retrograda e poco democratica.
- L'attività
di formazione e di "capacity building" e a favore dei tecnici
e del personale africano ha costituito una delle attività prioritarie,
realizzata attraverso l'organizzazione di 10 corsi regionali e nazionali
tenuti in vari paesi africani con la quale abbiamo cercato di far passare
l'idea che puntare su Internet era la scommessa vincente per uno sviluppo
sostenibile. Una vera sfida che ha richiesto notevole impiego di mezzi
e di tempo.
- Far uscire
e organizzare la missione di decine di giovani provenienti da 20 Paesi
diversi del continente, significava allora imbarcarsi in problematiche
tecnico logistiche e di visti di ingresso non indifferenti; inoltre, il
budget a disposizione per l'espletamento di tutte le attività del
progetto (un milione di dollari iniziali) imponeva comunque l'ottimizzazione
delle spese e la collaborazione con le autorità e con gli organismi
di gestione delle reti telefoniche locali.
- Fu cosi
che, esattamente vent'anni fa, organizzammo il primo corso regionale di
formazione RINAF per operatori di sistemi di rete africani presso il CNR-CNUCE
nel Novembre 1992. L'anno seguente il medesimo corso fu tenuto a Ile-Ife
in Nigeria nel 1993 e successivamente in altre otto sedi diverse.
- In quegli
stessi anni inoltre abbiamo fatto partecipare decine di tecnici e operatori
di reti appartenenti alle varie università africane ad eventi e
convegni internazionali sulle reti per favorirne l'aggiornamento e l'integrazione
nel contesto internazionale dell'Information Society e della sua rapida
evoluzione.
- In quel
periodo la Internet Society aveva avviato, nell'ambito delle Conferenze
internazionali INET (International NETworking Conferences), l'organizzazione
di specifici "Workshop for developing countries" che rappresentarono
per i referenti africani di RINAF un'occasione preziosa per interagire,
scambiare idee ed integrarsi nell'ambiente delle reti. Dal CNR organizzammo
quindi la partecipazione di decine di delegati africani a vari eventi quali;
INET91 (Copenhagen), INET92 (Kobe), INET93 (San Francisco), NSC 92 Network
Services Conference (Pisa, Italy), e HELINA 93 - International Conference
on Health Informatics in Africa (Ile-Ife, Nigeria).
- Di recente,
insieme ai colleghi impegnati al tempo nella realizzazione di RINAF, sono
stata invitata, nei giorni dell'Internet Governance Forum 2011, ad un Workshop
internazionale dal titolo "African Internet oldies to share with the
young", organizzato dal Kenya Internet Governance Steering Committee
e da iHub Kenya, a Nairobi lo scorso Settembre 2011.
- L'evento
ha visto la partecipazione di Vint Cerf e di alcuni tra i principali protagonisti
dello sviluppo della rete Internet in Africa a partire dai primi anni novanta.
Ognuno ha avuto modo di rivivere e raccontare ad una platea di giovani,
principalmente kenyoti (nativi digitali, informatici, imprenditori, operatori
di rete dello iHub, utenti e appassionati di Internet in generale, etc.),
la nascita dei primi collegamenti alla rete nel continente africano e che
cosa ha significato realizzarli al tempo.
- Una delle
domande rivoltami con più frequenza dai giovani in quell'occasione,
che potrebbe mettere un pugile all'angolo del ring, e stata: "Che
cosa è rimasto di quella vostra missione?".
- La risposta
non ha tardato ad arrivare. "Abbiamo realizzato e lasciato collegamenti
stabili alla rete Internet in università e centri di ricerca ma
soprattutto abbiamo cercato di contribuire a diffondere la cultura dell'importanza
di Internet per lo sviluppo di un Paese".
- Credo
infatti di poter affermare che i consistenti sforzi logistici, organizzativi
ed economici sono stati ampiamente ripagati.
- Oggi abbiamo
la certezza che ci sono ricercatori e tecnici africani che operano a livello
governativo e universitario nei loro rispettivi Paesi grazie anche alla
preparazione ricevuta da RINAF venti anni fa ed è sicuramente motivo
di soddisfazione per noi aver contribuito a questo, facendo intuire l'importanza
di Internet per favorire la crescita, ridurre l'isolamento, e per incoraggiare
la comunicazione e la condivisione di informazioni e di idee a livello
globale.
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