- Guardando
le cose a posteriori, nella mia vita professionale mi sono trovato tante
volte in mezzo a dicotomie, spesso proficue, qualche volta provvisorie
ed instabili.
- La mia
prima esperienza di sistema operativo UNIX fu nel 1981, e di lì
cominciai ad dividermi tra il ricercatore che ragiona di argomenti 'alti'
(la programmazione concorrente, i sistemi paralleli) e lo "smanettone"
che si danna l'anima in laboratorio per mettere a punto gli strumenti e,
per estensione, l'ambiente, in cui tutti gli altri ricercatori protranno
lavorare proficuamente.
- La prima
vera esperienza con il mondo delle reti - e parlare di reti è una
parola grossa quando si collegano a velocità di terminale seriale
(1-10 kbit/sec) alcuni minicomputer - fu con una delle prime release di
"Berkeley UNIX", credo fosse la 4.1 BSD.
- Mettere
le mani sul codice del sistema operativo fu salutare per due motivi: per
capire come funzionano gli arcani meccanismi ed i perversi protocolli di
networking, ma anche per smitizzare il club dei grandi programmatori californiani,
che scrivevano codice mediocre come gli altri.
- Di qui
nacque la scusa per partecipare ad una delle primissime conferenze della
associazione europea degli utenti UNIX (EUUG, costituita nel 1981), a Dublino
nel 1983.
- Fu allora
che mi resi conto della distanza tra la "gilda" dei programmatori
di UNIX ed il mondo dell'accademia.
- I primi
avevano comunque una loro dignità scientifica e culturale, perché
sviluppavano cose davvero al limite delle conoscenze informatiche, ma lo
facevano con uno spirito collaborativo, quello che ancora adesso ritroviamo
nella comunità del Open Source, che strideva con il mondo hobbessiano
dell'accademia (specie italiana).
- Fu da
allora che cominciai a firmare come "Joy Marino" gli articoli,
le relazioni, i report che riguardavano quell'ambiente e non avrebbero
avuto grande riconoscimento per una carriera accademica.
- Dopo un
paio d'anni partecipai alla nascita della versione italiana dell'associazione
degli utenti UNIX, i2u, e qui toccai con mano un'altra profonda dicotomia,
talvolta salutare, ma, nel medio periodo, pericolosa.
- Una buona
parte dei fondatori di i2u, a differenza delle altre consorelle in EUUG,
era di estrazione industriale piuttosto che universitaria.
- Erano
gli anni in cui Olivelli ed AT&T andavano a braccetto - e UNIX era
una delle merci di scambio - ma c'erano anche Sperry/UNIVAC (di lì
a poco UNISYS), Siemens, IBM, per non parlare della neonata SUN, che vedevano
l'importanza della collaborazione pre-competitiva dentro un'associazione
di utenti.
- Una situazione
analoga esisteva in US, dove c'era un'associazione di tipo industriale
(/usr/group) ed una puramente accademica (USENIX) che riuscivano a malapena
a combinare di tenere qualche conferenza, non congiunta, ma almeno nella
stessa città e negli stessi giorni.
- Ed io
galleggiavo in mezzo, qualche volta sentendomi uno yoyo, qualche volta
vedendo gli indubbi vantaggi che una frequentazione con l'anima industriale
comportava.
- La successiva
versione di Yin e Yang la conobbi dopo altri 2 anni, 1987. Partecipando,
per ruolo istituzionale, alle conferenze europee di EUUG mi intruffolai
nella riunione di coordinamento del gruppo, molto informale, dei collegamenti
in rete che EUUG sosteneva e sponsorizzava; il nome "EUnet" si
cominciava a sentire, ma era ancora un'entità vaga ed indefinita.
- Così
scoprii che un ulteriore gruppo di entusiasti, sparsi in tutta Europa,
si era assunto il compito, spesso su base puramente volontaria, di mantere
in piedi e far funzionare una "rete" fatta di collegamenti via
modem tra calcolatori UNIX, qualcosa di assolutamente rudimentale ed inaffidabile,
ma che riusciva a veicolare un gran quantità di posta elettronica
sia all'interno della comunità degli utenti (Unix, in Europa e negli
US) ma anche con diverse altre realtà di reti nel mondo, attraverso
dei "gateways" a livello applicativo che traducevano gli indirizzi
di posta astrusi ed incompatibili che ogni famiglia tecnologica si era
data.
- Era un
ulteriore "cerchio magico" di iniziati che spingeva la dedizione
alla causa fino a sorvegliare nottetempo che i modem e le linee telefoniche
facessero il loro dovere, pena il ritardo di svariate ore nell'inoltro
della posta elettronica (ricordo che buon parte del funzionamento dipendeva
da quelli che chiamavamo scherzosamente la "mafia olandese":
un gruppo di tecnici che ruotava intorno al CWI di Amsterdam. Buffo, perché
nel corso della sua evoluzione EUnet avrebbe avuto a che fare, su un piano
un po' diverso, con la mafia russa, quella vera...).
- L'Italia
era rimasta un po' ai margini di questa nuova avventura e, complice un
intraprendente studente (Alessandro Berni che mi aveva contattato proprio
via mail ) da un lato ed il supporto dei soci industriali di i2u dall'altro,
mi presi la responsabilità di "far funzionare" la rete,
ancora una volta pensando agli strumenti ed all'ambiente attreverso cui
altri, tanti, avrebbero potuto lavorare proficuamente.
- La mail
di Alessandro mi era giunta facendo il giro del mondo, passando dalla rete
di mainframe IBM BITNET a quella UNIX, per poi scoprire che era partita
dal Centro di Calcolo della mia Università, non avevo la minima
idea di come ci fosse riuscito.
- La rete
crebbe in fretta, in modo esponenziale, sotto la semplice pressione dell'aumento
dell'utilizzo e della crescita degli utenti.
- Alla fine
degli anni '80 le principali linee di giunzione erano diventate linee-dati
dedicate e non più linee telefoniche, i costi che venivano sostenuti
- e ripartiti tra tutti - erano considerevoli, e cominciavano ad essere
comparabili con quelli di EUUG e delle associazioni nazionali messe insieme.
- Pur essendo
ancora una attività senza fine di lucro, la "rete" era
diventata un servizio indispensabile per chi la usava ed un mestiere per
chi la doveva far funzionare. Ed una evoluzione tecnologica era ormai indispensabile.
- In Europa
quelli erano gli anni in cui la CEE sponsorizzava iniziative di reti di
calcolatori, purché fossero basate su protocolli "standard",
la parola magica era il palindromo ISO-OSI.
- Di fatto
era in atto un braccio di ferro, ancora una dicotomia, tra il modello di
rete che arrivava dagli US (ARPANET, NSFnet, TCP/IP, in una parola: "Internet")
e la Comunità Europea, sia quella politica che, soprattutto, quella
accademica, che soffriva della sindrome NIH (la prima volta che un documento
ufficiale della Comunità Europea ha citato la parola "Internet"
è stata con il Rapporto Bangelman, 1994).
- EUnet
fu presa in mezzo in questo Yin e Yang e quasi allo stesso tempo: a) decise
di partecipare ad uno dei temi di ricerca sponsorizzati EEC con un progetto
di "migrazione ad OSI" e b) sottomise ad EUUG la richiesta di
finanziamento della migrazione a TCP/IP della rete europea.
- Nessuno
dei due andò a buon fine, ma ormai il panorama stava cambiando e,
anche senza finanzamenti consistenti, tutti i nodi principali di EUnet
passarono ai protocolli di Internet su linee dedicate.
- Anche
quello italiano, che ospitavamo a Genova, arrivò ad avere prima
una linea a 19,2 kbps co INRIA a Sophia Antipolis, poi una diretta con
Amsterdam a 64k bps, oltreché un link a 9,6 kbps con il CNUCE di
Pisa (primo esempio di "gateway" italiano tra mondi diversi).
Fu a questo punto che mi trovai in mezzo ad un altra situazione di Yin
e Yang, una che avrebbe avuto profonde influenze sulla mia vita.
- Non era
più possibile far funzionare la "rete" su basi puramente
volontaristiche. Il "servizio" che gestivo aveva un budget, aveva
tecnici stipendiati, ma si basava sulla mera ripartizione dei costi tra
gli utenti "affiliati" e non era in grado di finanziarsi nemmeno
per acquistare un UPS.
- In altre
parti di Europa, i gestori delle porzioni di reti UNIX nazionali sentivano
suonare le sirene dei "venture capital" e cominciavano a fare
il grande passo di trasformarsi in imprese. EUnet stessa non era più
un gruppo volontario, aveva un general manager, un board che decideva impegni
economici di alcuni milioni di dollari e, soprattutto, aveva un agenda
strategica completamente divergente rispetto alla associazione (anche perché
con la recessione UNIX, ancorché stiracchiato a "Sistemi Aperti"
in senso lato, languiva).
- A questo
si aggiungeva la nascita della "concorrenza": iniziative di business
che si basavano sulla stessa cultura (UNIX+Internet) e puntavano agli stessi
potenziali utilizzatori - ad esempio, in UK: PIPEX, Demon. Negli US Rick
Adams era riuscito nel miracolo di far finanziare dalla associazione USENIX
la trasformazione del nodo principale della rete mondiale UNIX, "uunet"
in un'azienda di nome UUNet Inc. - UUnet è stata il principale operatore
Internet mondiale finché non venne acquisita da Worldcom nel 1996,
e poi ulteriormente accresciuta con il merge con MCI nel 1997.
- Dopo il
fallimento di MCI-Worldcom nel 2003, ha ripreso ad operare con il nome
MCI ed è stata infine acquisita da Verizon nel 2006. In Europa il
Board di EUnet (di cui facevo parte) riuscì a costituire l'azienda
EUnet ltd, sfilandola dal controllo ormai peloso dell'associazione.
- Ma ormai
era quasi troppo tardi per ripetere l'operazione di successo che era riuscita
negli US: alcune reti nazionali consociate in EUnet erano state acquisite
da nuovi soggetti industriali, alcune altre non riuscivano a scegliere
tra volontariato ed impresa (Yin e Yang, ancora una volta).
- In Italia
provai a ripetere l'operazione che era riuscita in Europa nel 1993, ma
senza successo.
- Fu così
che mi trovai quasi costretto a scegliere una ed una sola parte nelle tante
dicotomie in cui mi trovavo. Fu così che nacque ITnet.
- Ed a completare
il quadro simbolico, mi vidi anche obbligato, facendo di necessità
virtù, ad abbandonare il campo dei "buoni", gli amici
di tante imprese di EUnet, con il loro carico di ideali, per abbracciare
i "cattivi", gli imprenditori spregiudicati che scommettevano
sul successo commerciale di Internet.
- Credevo
che fosse la fine, ed invece era solo un nuovo inzio. Era il 1994. Il big
bang di Internet in Italia stava per arrivare. Guardando oggi quel passato
con il cannocchiale rovesciato, quelle che allora erano tensioni tra punti
di vista inconciliabili adesso appaiano come una sana dialettica.
- È
attraverso tanti abbracci tra Yin e Yang come quelli che ho visto e vissuto,
ed quelli analoghi in cui i tanti che hanno fatto la storia di Internet
in Italia si sono dibattuti, che è stato possibile gettare la basi
da cui è nata questa cosa indefinibile che chiamiamo Internet.
- E sospetto
che non poteva essere altrimenti: nessun "Intelligent Design",
nessun "Masterplan" costruito a tavolino avrebbo potuto produrre
la Rete.
- Ci voleva
la contrapposizione dialettica, la commistione e la compromissione tra
accademia ed industria, tra scienza e tecnica, tra volontariato e spirito
d'impresa, per rendere realtà tutto questo.
- Una lezione
da non dimenticare, ad esempio quando si parla di "innovazione".
|