HAPPY BIRTHDAY INTERNET SOCIETY !

CONCLUSIONI

YIN E YANG
YIN & YANG
Giuseppe Amedeo 'Joy' Marino
  • Guardando le cose a posteriori, nella mia vita professionale mi sono trovato tante volte in mezzo a dicotomie, spesso proficue, qualche volta provvisorie ed instabili.
  • La mia prima esperienza di sistema operativo UNIX fu nel 1981, e di lì cominciai ad dividermi tra il ricercatore che ragiona di argomenti 'alti' (la programmazione concorrente, i sistemi paralleli) e lo "smanettone" che si danna l'anima in laboratorio per mettere a punto gli strumenti e, per estensione, l'ambiente, in cui tutti gli altri ricercatori protranno lavorare proficuamente.
  • La prima vera esperienza con il mondo delle reti - e parlare di reti è una parola grossa quando si collegano a velocità di terminale seriale (1-10 kbit/sec) alcuni minicomputer - fu con una delle prime release di "Berkeley UNIX", credo fosse la 4.1 BSD.
  • Mettere le mani sul codice del sistema operativo fu salutare per due motivi: per capire come funzionano gli arcani meccanismi ed i perversi protocolli di networking, ma anche per smitizzare il club dei grandi programmatori californiani, che scrivevano codice mediocre come gli altri.
  • Di qui nacque la scusa per partecipare ad una delle primissime conferenze della associazione europea degli utenti UNIX (EUUG, costituita nel 1981), a Dublino nel 1983.
  • Fu allora che mi resi conto della distanza tra la "gilda" dei programmatori di UNIX ed il mondo dell'accademia.
  • I primi avevano comunque una loro dignità scientifica e culturale, perché sviluppavano cose davvero al limite delle conoscenze informatiche, ma lo facevano con uno spirito collaborativo, quello che ancora adesso ritroviamo nella comunità del Open Source, che strideva con il mondo hobbessiano dell'accademia (specie italiana).
  • Fu da allora che cominciai a firmare come "Joy Marino" gli articoli, le relazioni, i report che riguardavano quell'ambiente e non avrebbero avuto grande riconoscimento per una carriera accademica.
  • Dopo un paio d'anni partecipai alla nascita della versione italiana dell'associazione degli utenti UNIX, i2u, e qui toccai con mano un'altra profonda dicotomia, talvolta salutare, ma, nel medio periodo, pericolosa.
  • Una buona parte dei fondatori di i2u, a differenza delle altre consorelle in EUUG, era di estrazione industriale piuttosto che universitaria.
  • Erano gli anni in cui Olivelli ed AT&T andavano a braccetto - e UNIX era una delle merci di scambio - ma c'erano anche Sperry/UNIVAC (di lì a poco UNISYS), Siemens, IBM, per non parlare della neonata SUN, che vedevano l'importanza della collaborazione pre-competitiva dentro un'associazione di utenti.
  • Una situazione analoga esisteva in US, dove c'era un'associazione di tipo industriale (/usr/group) ed una puramente accademica (USENIX) che riuscivano a malapena a combinare di tenere qualche conferenza, non congiunta, ma almeno nella stessa città e negli stessi giorni.
  • Ed io galleggiavo in mezzo, qualche volta sentendomi uno yoyo, qualche volta vedendo gli indubbi vantaggi che una frequentazione con l'anima industriale comportava.
  • La successiva versione di Yin e Yang la conobbi dopo altri 2 anni, 1987. Partecipando, per ruolo istituzionale, alle conferenze europee di EUUG mi intruffolai nella riunione di coordinamento del gruppo, molto informale, dei collegamenti in rete che EUUG sosteneva e sponsorizzava; il nome "EUnet" si cominciava a sentire, ma era ancora un'entità vaga ed indefinita.
  • Così scoprii che un ulteriore gruppo di entusiasti, sparsi in tutta Europa, si era assunto il compito, spesso su base puramente volontaria, di mantere in piedi e far funzionare una "rete" fatta di collegamenti via modem tra calcolatori UNIX, qualcosa di assolutamente rudimentale ed inaffidabile, ma che riusciva a veicolare un gran quantità di posta elettronica sia all'interno della comunità degli utenti (Unix, in Europa e negli US) ma anche con diverse altre realtà di reti nel mondo, attraverso dei "gateways" a livello applicativo che traducevano gli indirizzi di posta astrusi ed incompatibili che ogni famiglia tecnologica si era data.
  • Era un ulteriore "cerchio magico" di iniziati che spingeva la dedizione alla causa fino a sorvegliare nottetempo che i modem e le linee telefoniche facessero il loro dovere, pena il ritardo di svariate ore nell'inoltro della posta elettronica (ricordo che buon parte del funzionamento dipendeva da quelli che chiamavamo scherzosamente la "mafia olandese": un gruppo di tecnici che ruotava intorno al CWI di Amsterdam. Buffo, perché nel corso della sua evoluzione EUnet avrebbe avuto a che fare, su un piano un po' diverso, con la mafia russa, quella vera...).
  • L'Italia era rimasta un po' ai margini di questa nuova avventura e, complice un intraprendente studente (Alessandro Berni che mi aveva contattato proprio via mail ) da un lato ed il supporto dei soci industriali di i2u dall'altro, mi presi la responsabilità di "far funzionare" la rete, ancora una volta pensando agli strumenti ed all'ambiente attreverso cui altri, tanti, avrebbero potuto lavorare proficuamente.
  • La mail di Alessandro mi era giunta facendo il giro del mondo, passando dalla rete di mainframe IBM BITNET a quella UNIX, per poi scoprire che era partita dal Centro di Calcolo della mia Università, non avevo la minima idea di come ci fosse riuscito.
  • La rete crebbe in fretta, in modo esponenziale, sotto la semplice pressione dell'aumento dell'utilizzo e della crescita degli utenti.
  • Alla fine degli anni '80 le principali linee di giunzione erano diventate linee-dati dedicate e non più linee telefoniche, i costi che venivano sostenuti - e ripartiti tra tutti - erano considerevoli, e cominciavano ad essere comparabili con quelli di EUUG e delle associazioni nazionali messe insieme.
  • Pur essendo ancora una attività senza fine di lucro, la "rete" era diventata un servizio indispensabile per chi la usava ed un mestiere per chi la doveva far funzionare. Ed una evoluzione tecnologica era ormai indispensabile.
  • In Europa quelli erano gli anni in cui la CEE sponsorizzava iniziative di reti di calcolatori, purché fossero basate su protocolli "standard", la parola magica era il palindromo ISO-OSI.
  • Di fatto era in atto un braccio di ferro, ancora una dicotomia, tra il modello di rete che arrivava dagli US (ARPANET, NSFnet, TCP/IP, in una parola: "Internet") e la Comunità Europea, sia quella politica che, soprattutto, quella accademica, che soffriva della sindrome NIH (la prima volta che un documento ufficiale della Comunità Europea ha citato la parola "Internet" è stata con il Rapporto Bangelman, 1994).
  • EUnet fu presa in mezzo in questo Yin e Yang e quasi allo stesso tempo: a) decise di partecipare ad uno dei temi di ricerca sponsorizzati EEC con un progetto di "migrazione ad OSI" e b) sottomise ad EUUG la richiesta di finanziamento della migrazione a TCP/IP della rete europea.
  • Nessuno dei due andò a buon fine, ma ormai il panorama stava cambiando e, anche senza finanzamenti consistenti, tutti i nodi principali di EUnet passarono ai protocolli di Internet su linee dedicate.
  • Anche quello italiano, che ospitavamo a Genova, arrivò ad avere prima una linea a 19,2 kbps co INRIA a Sophia Antipolis, poi una diretta con Amsterdam a 64k bps, oltreché un link a 9,6 kbps con il CNUCE di Pisa (primo esempio di "gateway" italiano tra mondi diversi). Fu a questo punto che mi trovai in mezzo ad un altra situazione di Yin e Yang, una che avrebbe avuto profonde influenze sulla mia vita.
  • Non era più possibile far funzionare la "rete" su basi puramente volontaristiche. Il "servizio" che gestivo aveva un budget, aveva tecnici stipendiati, ma si basava sulla mera ripartizione dei costi tra gli utenti "affiliati" e non era in grado di finanziarsi nemmeno per acquistare un UPS.
  • In altre parti di Europa, i gestori delle porzioni di reti UNIX nazionali sentivano suonare le sirene dei "venture capital" e cominciavano a fare il grande passo di trasformarsi in imprese. EUnet stessa non era più un gruppo volontario, aveva un general manager, un board che decideva impegni economici di alcuni milioni di dollari e, soprattutto, aveva un agenda strategica completamente divergente rispetto alla associazione (anche perché con la recessione UNIX, ancorché stiracchiato a "Sistemi Aperti" in senso lato, languiva).
  • A questo si aggiungeva la nascita della "concorrenza": iniziative di business che si basavano sulla stessa cultura (UNIX+Internet) e puntavano agli stessi potenziali utilizzatori - ad esempio, in UK: PIPEX, Demon. Negli US Rick Adams era riuscito nel miracolo di far finanziare dalla associazione USENIX la trasformazione del nodo principale della rete mondiale UNIX, "uunet" in un'azienda di nome UUNet Inc. - UUnet è stata il principale operatore Internet mondiale finché non venne acquisita da Worldcom nel 1996, e poi ulteriormente accresciuta con il merge con MCI nel 1997.
  • Dopo il fallimento di MCI-Worldcom nel 2003, ha ripreso ad operare con il nome MCI ed è stata infine acquisita da Verizon nel 2006. In Europa il Board di EUnet (di cui facevo parte) riuscì a costituire l'azienda EUnet ltd, sfilandola dal controllo ormai peloso dell'associazione.
  • Ma ormai era quasi troppo tardi per ripetere l'operazione di successo che era riuscita negli US: alcune reti nazionali consociate in EUnet erano state acquisite da nuovi soggetti industriali, alcune altre non riuscivano a scegliere tra volontariato ed impresa (Yin e Yang, ancora una volta).
  • In Italia provai a ripetere l'operazione che era riuscita in Europa nel 1993, ma senza successo.
  • Fu così che mi trovai quasi costretto a scegliere una ed una sola parte nelle tante dicotomie in cui mi trovavo. Fu così che nacque ITnet.
  • Ed a completare il quadro simbolico, mi vidi anche obbligato, facendo di necessità virtù, ad abbandonare il campo dei "buoni", gli amici di tante imprese di EUnet, con il loro carico di ideali, per abbracciare i "cattivi", gli imprenditori spregiudicati che scommettevano sul successo commerciale di Internet.
  • Credevo che fosse la fine, ed invece era solo un nuovo inzio. Era il 1994. Il big bang di Internet in Italia stava per arrivare. Guardando oggi quel passato con il cannocchiale rovesciato, quelle che allora erano tensioni tra punti di vista inconciliabili adesso appaiano come una sana dialettica.
  • È attraverso tanti abbracci tra Yin e Yang come quelli che ho visto e vissuto, ed quelli analoghi in cui i tanti che hanno fatto la storia di Internet in Italia si sono dibattuti, che è stato possibile gettare la basi da cui è nata questa cosa indefinibile che chiamiamo Internet.
  • E sospetto che non poteva essere altrimenti: nessun "Intelligent Design", nessun "Masterplan" costruito a tavolino avrebbo potuto produrre la Rete.
  • Ci voleva la contrapposizione dialettica, la commistione e la compromissione tra accademia ed industria, tra scienza e tecnica, tra volontariato e spirito d'impresa, per rendere realtà tutto questo.
  • Una lezione da non dimenticare, ad esempio quando si parla di "innovazione".
Happy Birthday ISOC
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