- Internet,
vent'anni dopo...
- Correva
l'anno 1986 quando la mia carriera di funzionario internazionale delle
Nazioni Unite, appena iniziata da qualche mese in Brasile, fu sconvolta
da due eventi risultati determinanti per il mio futuro: l'arrivo in ufficio
di un fiammante IBM AT che apparve un bel giorno in una stanza a lui dedicata,
proprio di fronte al mio ufficio, e la scoperta dell'esistenza delle reti
di computer, allora tante, complesse e non del tutto interconnesse.
- La scoperta
di un modem Hayes 300, con il quale, in un paio di settimane, riuscii a
configurare e collegare la rete brasiliana X.25 e l'incontro con un gruppo
di "technology freaks", alcuni dei quali fuoriusciti dallo Xerox
Parc, che avevano deciso di cambiare il mondo usando le reti per portare
in giro per il mondo pace e messaggi sull'ambiente, fecero il resto per
cambiare la mia vita.
- Meno di
due anni dopo mi trovavo a New York con la responsabilità, fra le
altre cose, di gestire un piccolo progetto che aveva come obiettivo espandere
Internet nei paesi in via di sviluppo. Naturalmente è difficile
capire cosa ciò voleva dire per chi non ha vissuto quei tempi.
- Eravamo
ancora molto lontani dal www e molte reti erano in competizione con Internet,
sia reti accademiche come Bitnet, sponsorizzata da IBM, che reti proprietarie
come DECnet ed altre, quelle "ufficiali" come X.25, che vedevamo
ormai come dinosauri.
- A quei
tempi una linea IBS satellitare internazionale da 64Kb poteva costare fino
a 50.000$ ed erano pochissime le organizzazioni che se lo potevano permettere,
praticamente nessuna nei paesi in via di sviluppo.
- Bisognava
quindi trovare soluzioni creative, come il condividere una linea esistente,
come successe in Ecuador, dove il proprietario del Banco del Pacifico,
il cui figlio era stato salvato negli USA da un dottore che aveva usato
la rete per ottenere informazioni su come curarlo, decise di lasciare utilizzare
agli "attivisti" di Internet ecuadoriani la linea della banca
- dall'Ecuador alla Florida - di notte, quando non c'era traffico.
- In Bolivia
l'intero paese condivideva un canale satellitare con l'ufficio dell'ONU,
potendone usare tutti i 64 Kb quando, come il telefono, non era occupato.
- Oppure
bisognava ricorre ai "metodi di guerriglia" istallando dei PC
che utilizzavano il protocollo UUCP di Unix e dei modem Telebit per permettere
di scambiare email con una certa efficienza anche su linee telefoniche
internazionali di bassa qualità.
- Naturalmente
questo permetteva solo scambio di mail, ma anche così ci si arrangiava,
mettendo in piedi gateways che permettevano addirittura l'accesso remoto
a database, come quello ambitissimo del National Health Institute di Bethesda:
con tre o quattro email, nel giro di un paio di giorni, si poteva sperare
di mettere le mani su un ambito articolo impossibile da ottenere in hardcopy
in un paese in via di sviluppo.
- Un bel
successo!
- Un bel
giorno ricevetti la visita nel mio ufficio di Larry Landweber. Aveva sentito
parlare del mio lavoro e mi chiamava "il Giovannino Semedimela"
dell'Internet perché anch'io andavo in giro per il mondo "seminando"
Internet, come Gionvannino faceva con le mele, secoli fà.
- Larry
lavorava allora alla sua famosa "Internet Map" ed era ansioso
di aggiungere nuovi paesi: niente di meglio che attingere ai nuovi paesi
emergenti, completamente assenti dalla sua cartina.
- Mi invitò
a partecipare a INET91 a Copenhagen, dove io mi offrii di organizzare un
evento dedicato ai paesi in via di sviluppo.
- Fu allora
che mi mise in contatto con Stefano Trumpy, che per una strana coincidenza
anche lui italiano, si dedicava a portare Internet soprattutto in Africa.
- Furono
tempi davvero eccitanti. Larry mi presentò al Gotha dell'Internet:
Vint Cerf, Dave Farber e molti altri, così come a "mecenati"
come Eric Benhamou, di 3Com ed altri.
- Un bel
giorno, qualche mese prima della riunione di Copenhagen, Larry venne nel
mio ufficio con una busta con dentro 25.000$ in contanti da usare per portare
a INET91 i miei "ragazzi" dal sud e centroamerica.
- Dovevo
solo segnare le spese in un blocchetto notes e tutto era fatto. Per un
funzionario delle Nazioni Unite, abituato alla peggiore delle burocrazie
per spendere anche un centesimo, quello era un vero sogno!
- Ebbi anche
vari incontri con Stefano e ci trovammo in grande sintonia, anche se lui,
grazie alle risorse un progetto di cooperazione con l'UNESCO poteva fare
cose che per me erano davvero difficili, come per esempio finanziare un
link satellitare dedicato.
- Io invece
continuavo ad andare in giro per il mondo contrabbandando computer e modem
Telebit Trailblazer comprati usati all'ingrosso in grandi magazzini della
Silicon Valley.
- Senz'altro
una delle più grandi soddisfazioni fu "portare" Internet
a Cuba nel '91. Andai con Ted Hope, un ragazzo nordamericano che abitava
in Costa Rica.
- Ci incontrammo
quasi furtivamente a Miami per prendere un volo per l'Avana che non pensavamo
che esistesse ma era proprio lì: un aereo di American Airlines che
partiva alle 5 del mattino e volava a l'Avana come un charter operato da
un'agenzia di viaggi.
- Noi eravamo
lì, con i nostri modem Telebit e una workstation Sony in formato
laptop da una decina di chili. Ancora più incredibile: tutto era
stato ufficialmente dichiarato alle dogane americane.
- All'arrivo
all'Avana ci fu un grande ricevimento organizzato dal CENIAI, un organo
dell'Accademia delle Scienze Cubane, preposto alle comunicazioni.
- Ted si
mise immediatamente al lavoro. Trovammo un paio di computer IBM compatibili;
Ted istallò UNIX Interactive ed i nostri colleghi del CENIAI scoprirono
che non era necessario scrivere un programma di mail da zero, come stavano
già facendo, ma potevano utilizzare gli strumenti già disponibili
su UNIX.
- Chiaro
è che a quei tempi UNIX non si poteva esportare ufficialmente dagli
Stati Uniti. Dopo un paio di giorni la mail scorreva fluida (o quasi) grazie
a un collegamento UUCP su una linea dial-up. Un server chiamava dal Canada
due volte al giorno, quando andava bene, per trasferire tutte le mail in
entrata ed uscita.
- Nello
stesso anno ci fu un altro interessante aneddoto che mostra quanto fossero
difficili quei tempi. Dopo una delle mie missioni in Costa Rica, ricevetti
una telefonata del rappresentante delle Nazioni Unite in quel paese, anche
lui italiano.
- Mi chiese
cosa avessi fatto nell'ultima missione; risposi che si trattava delle solite
cose: riunioni con l'università e con diverse organizzazioni non
governative per mettere in piedi la rete nel paese.
- Lui mi
disse di avere ricevuto una telefonata dal Ministro di Scienza e Tecnologia
che gli aveva esplicitamente proibito di farmi tornare nel paese visto
che stavo cercando di portare loro delle strane tecnologie (Internet...)
che a loro non interessavano.
- INET91
fu un successone: Stefano ed io portammo un gran numero di "agitatori"
che, dopo essere stati formati a dovere, tornarono nei loro paesi come
veri e propri missionari, o meglio, agit-prop.
- Visto
il successo del lavoro fatto in occasione di INET91, si raccolsero ancora
più fondi per la riunione INET92 prevista l'anno successivo a Kobe,
in Giappone.
- Stavolta
non fu necessaria la busta con i soldi ed il quaderno per annotare le spese,
visto che George Sadowsky, della New York University, si offrì per
la gestione amministrativa del gruppo dei paesi in via di sviluppo.
- Sono passati
vent'anni da INET92. Da allora in poi lo sviluppo dell'Internet assunse
una dimensione completamente diversa: era finita l'Internet dei pionieri
e cominciava, anche grazie al consolidamento del WWW e all'apparizione
di Mosaic, il primo browser che si potesse considerare tale, la crescita
esponenziale dell'Internet commerciale che esplose effettivamente a partire
dal '95.
- Lentamente,
dal '93 in poi, tutti i grandi attori del settore delle telecomunicazioni
cominciarono a fare la loro apparizione, a cominciare da MCI, che ebbe
la lungimiranza di far rientrare Vint Cerf, che aveva lasciato l'azienda
nel 1986, fra le sue fila; a seguire Uunet, quello che personalmente considero
il primo ISP che si potesse chiamare tale e che era rapidamente evoluto
da fornitore "alternativo" di servizi UUCP completamente gratuiti
fino a risultare il più importante fornitore di servizi IP degli
Stati Uniti, superando di gran lunga MCI e Sprint, prima di essere acquistata
da WorldCom nel '96.
- Io decisi
di abbandonare quello che era stato il mio ruolo attivo nella crescita
dell'Internet, mantenendo nei miei ricordi la soddisfazione di avere aiutato
paesi come Bolivia, Cuba, Nicaragua, Perù, Ecuador e molti altri
a creare un nucleo di attivisti che riuscirono ad avere le conoscenze e
gli strumenti necessari per creare l'embrione di quello che sarebbe poi
stato Internet nei loro paesi, o di aver permesso a ONG e strutture accademiche
di fare lo stesso in paesi più sviluppati, come Argentina, Colombia,
Venezuela, Uruguay, Costa Rica ed altri.
- Così
fu permesso uno sviluppo della rete senz'altro molto più democratico
di quello che avrebbero avuto se questo fosse stato lasciato completamente
in mano alle Telecom o ai governi.
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