PI: Chi
ha a cuore lo sviluppo della ricerca, anzi della Ricerca, conosce l'importanza
del networking di nuova generazione per collegare centri e laboratori di
mezzo mondo. Ma perché dobbiamo investire nell'estendere le nuove
reti ai paesi del Mediterraneo?
- EV: Perché
ci conviene.
PI: In
che senso?
- EV: Perché
sono molte le cose che abbiamo da apprendere, le conoscenze da scambiare.
Potrei fare l'esempio dei centri di ricerca meteorologici algerini, centri
che noi ci sogniamo. Ad esempio il monitoraggio e le analisi sul Sahara,
per dire: oggi possiamo usare i dati raccolti al massimo mesi dopo certi
avvenimenti per capire cosa è successo. Se disponessimo di una rete
veloce potremmo sapere quasi in tempo reale cosa dicono i loro sensori,
ed analizzarli.
PI: Si
tratta quindi di reciprocità...
- EV: Rimanendo
in questo esempio, noi oggi dipendiamo in misura notevolissima dei dati
che ci arrivano da Reading, nel Regno Unito: se invece avessimo accesso
ai dati algerini avremmo informazioni molto più precise di quelle
oggi disponibili.
- Si tratta
di uno sviluppo di interesse globale: loro potrebbero mettere insieme i
dati europei con i propri.
- Reciprocità
nel senso che noi possiamo dare a loro, e loro a noi. Potrebbero sviluppare
tecnologie che si integrino con quelle europee e anche in questo senso
il vantaggio è reciproco.
- Il nostro
lavoro è proprio formare chi si trova lì, tecnici ed ingegneri,
affinché sviluppino in loco tutto ciò che va da una nuova
cultura del networking e della ricerca a tecnologie dedicate.
PI: Oggi
non sono già attive molte forme di collaborazione?
- EV: Certo,
ma i ricercatori in molti paesi del Mediterraneo hanno, per dirne una,
enormi problemi di spostamento. Per molti di loro tra l'ottenimento del
visto, che può richiedere anche due mesi di tempo, i costi da sostenere
e via dicendo è pressoché impossibile spostarsi.
- Con le nuove
reti tutto questo cambierebbe: potremmo collaborare molto più attivamente
e in modo molto più rapido.
- Ad un recente
incontro ad Istanbul, per fare un esempio, un ricercatore dell'Università
di Gaza ci ha impiegato 6 giorni per venire e 6 per tornare: buona parte
del tempo è passato per superare i posti di blocco a Gaza.
- Sono queste
le cose che fanno capire quanto le connessioni di rete e il grid computing
siano importanti.
- Consentono
di scambiare dati e a chi si trova in certi paesi anche di fruire di risorse
di calcolo molto maggiori su cui far girare le proprie applicazioni.
PI: In
che modo la formazione che fornite si rivela utile?
- EV: I nostri
corsi si occupano non solo di networking in senso stretto ma anche del
middleware di griglia: le applicazioni scientifiche le hanno anche loro
ma non hanno le macchine dove farle girare, né la rete attraverso
cui scambiare dati, oltre alle risorse di calcolo.
PI: E come
si può contribuire a risolvere la profonda arretratezza delle infrastrutture
di rete?
- EV: Questo
è il cuore delle iniziative che si stanno portando avanti assieme
ai nostri referenti, che sono la Unione Europea e le comunità scientifiche
europee che aderiscono ai nuovi programmi approvati dalla Commissione.
- In quei paesi
c'è un problema di mercato, dove le TLC sono generalmente dominate
da monopolisti, in situazioni per noi di difficile comprensione: basti
pensare che formalmente la rete telefonica marocchina appartiene al Re.
Per statuto, e da sempre è così.
- La nostra
presenza è in fondo anche una forma di pressione morbida su queste
situazioni, ad esempio ora in Marocco c'è una legge che abbatte
moltissimo i costi della rete per la ricerca.
PI: Quindi
riscontrate un interesse dei Governi locali per lo sviluppo delle infrastrutture?
- EV: Sì,
i Governi locali sono molto sensibili all'argomento.
- Al WSIS di
Tunisi molte cose sono state dette, qualcuno ha iniziato a mettere in piedi
agenzie esterne di monitoraggio del settore delle TLC, un po' come la nostra
Agcom.
- Ci sono degli
effetti derivati dalla nostra presenza, più che di pressioni parlerei
di un invito a cambiare, ad aprirsi.
PI: I progetti
europei ai quali partecipate sono ambiziosi: oltre a connettere il Mediterraneo,
fino al Medio Oriente, si vuole rafforzare anche la cooperazione con la
Cina, un paese particolarmente difficile sotto molti punti di vista. Come
vi muovete?
- EV: I problemi
ci sono tutti. In Cina esiste il network della ricerca gestito dall'Accademia
delle Scienze.
- Al contempo
esiste la rete delle Università che dipende dal Ministero dell'Università.
Mentre sulla prima, alla quale accedono esclusivamente i ricercatori, tutta
gente passata al setaccio e conosciuta dalle autorità, c'è
una certa libertà di movimento, sulla seconda, alla quale accedono
gli studenti, moltissimi sono i controlli.
- Le nostre
difficoltà nascono dal fatto che per raggiungere gli istituti di
ricerca ci costringono a passare prima dalla rete dell'education.
PI: Ma
che sviluppi ci si possono attendere da questo genere di rapporti con la
Cina?
- EV: Faccio
un esempio. In Tibet l'Italia ha un esperimento, Argo.
- È
collegato in fibra ottica su reti che arrivano fino a LLasa, che è
ben collegata a Pechino.
- Ma lì
i dati scientifici che escono dai rivelatori di raggi cosmici vengono registrati
con procedure e misure inadeguate, con un controllo ed un rallentamento
che ne impediscono l'arrivo in tempo reale: quindi non possiamo controllare
l'apparato dall'Italia, dobbiamo andarci personalmente, oppure inviare
uno dei nostri partner cinesi.
PI: Una
collaborazione difficile...
- EV: Diciamo
che ci sono una serie di difficoltà dovute a questo atteggiamento
del Governo cinese.
- È
anche successo, per esempio quando siamo andati per parlare del progetto
EU-China-GRID, di dover andare in pochi e per una delegazione più
ampia, che dovrà tornare là a giugno, abbiamo già
iniziato a chiedere i visti.
- D'altra parte
certe riunioni faccia a faccia devono essere fatte per forza. In questo
senso siamo facilitati: finora nessuno di noi si è visto rifiutare
il visto e riusciamo ad ottenerlo anche senza andare all'Ambasciata cinese
a Roma.
- In realtà
abbiamo abbastanza credito in Cina, ed è una cosa storica per i
buoni rapporti Italia-Cina.
PI: Tornando
al Mediterraneo, quali sono i prossimi passi ?
- EV: In ballo
c'è il programma quadro EUMEDConnect III, quello attuale su cui
già lavoriamo è il II, dove invece di collegare i paesi dell'area
del Mediterraneo all'Europa uno per uno, ci si concentrerà sulla
interconnessione tra di loro, una "MED-Belt" che colleghi i paesi
del Mediterraneo.
- Questa è
una cosa entusiasmante, anche per israeliani o siriani, durerà sette
anni e dovrà essere approvata dalla Commissione nell'ambito del
prossimo programma quadro.
PI: Queste
attività sono sostenute dal Governo italiano?
- EV: In verità
sono anni che non arrivano fondi dal Governo: la rete GARR si autosostiene
grazie ad Università e Centri di ricerca.
- In passato
abbiamo avuto finanziamenti ma allo stato non se ne prevedono altri.
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