- Nel mondo del
Web cresce la consapevolezza della necessità di dotarsi di strumenti
nuovi, che consentano di salvaguardare e arricchire la libertà di
chi opera su Internet, di far sì che le promesse e le opportunità
offerte dal Web possano essere ulteriormente sviluppate.
- Si diffondono
e si consolidano le “dynamic coalitions” che lavorano alla progettazione
di un Internet Bill of Rights. Diversi Stati si stanno organizzando per
trasferire a livello nazionale il modello dell’Internet Governance Forum.
- Questi sono
gli effetti dell’onda lunga di Rio de Janeiro dove, concludendo nel novembre
scorso la sessione dell’Internet Governance Forum, il rappresentante delle
Nazioni Unite ha esplicitamente riconosciuto che i molti problemi che si
pongono in Rete richiedono appunto un Internet Bill of Rights.
- Questo non è
un risultato caduto dall’alto. E’ il frutto di un lavoro conforme alla
natura della Rete, ad una mobilitazione diffusa, ad un processo bottom/up.
Proprio questa attività è riuscita ad avviare una modifica
del quadro complessivo, dove abituali resistenze e disattenzioni cominciano
a cedere di fronte all’evidenza dei fatti. Possono nascere benefiche forme
di alleanza con le istituzioni, testimoniate non solo dal riconoscimento
dell’Onu, ma pure da specifiche iniziative dei paesi più sensibili.
- Il risultato
finale di Rio è stato possibile grazie anche al fatto che, un giorno
prima, era venuta una dichiarazione congiunta dei governi brasiliano e
italiano che indicava proprio nell’Internet Bill of Rights lo strumento
per garantire libertà e diritti nel più grande spazio pubblico
che l’umanità abbia mai conosciuto.
- Tutti questi
sono segnali importanti, che ora esigono una adeguata capacità d’azione.
Altri paesi hanno chiesto di aderire alla dichiarazione italo-brasiliana:
questa è una opportunità che è indispensabile cogliere.
La Commissione Libertà pubbliche del Parlamento europeo sta lavorando
su un documento che affronta proprio la questione dell’Internet Bill of
Rights.
- La logica delle
coalizioni dinamiche comincia a coinvolgere soggetti istituzionali, nazionali
e sopranazionali. Da tutto questo possono esser tratte indicazioni importanti
per meglio definire la strategia da seguire in vista della prossima sessione
dell’Internet Governance Forum, che si terrà in India a dicembre.
- Va confermata
e rafforzata la logica che vede nell’Internet Bill of Rights un processo
diffuso e condiviso da una pluralità di attori, ai livelli più
diversi, che dialoghino tra loro e mettano a punto regole comuni, secondo
un modello definito appunto multi-stakeholder e multi-level. Ma questo
esige un confronto più puntuale, che individui con precisione i
contenuti possibili dell’Internet Bill of Rights, partendo da un inventario
dei tanti documenti già reperibili in Rete.
- Devono essere
valorizzati i segnali che vengono dalle diverse istituzioni. Un processo,
questo, che dovrà trovare in India una evidenza maggiore che in
passato». Stefano Rodotà, marzo 2008
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