- Signori rappresentanti
dei governi, degli organismi internazionali, della società civile,
signore e signori, vorrei innanzitutto ringraziare il Governo del Brasile
che ci ospita e il Segretariato dell’IGF per avere reso possibile questo
secondo, cruciale, appuntamento sulla governance di Internet.
- La Conferenza
di Atene dello scorso anno ha avuto il merito di aprire la strada ad una
discussione globale e plurale circa lo sviluppo del più potente
strumento di creazione e circolazione della conoscenza - e di redistribuzione
di potere - che l’umanità ha oggi a disposizione. Sin da allora,
l’Italia ha manifestato la propria convinzione che si debba arrivare in
modo condiviso e plurale ad un set di principi da porre a fondamento dello
sviluppo democratico ed inclusivo della Rete. A partire da questa convinzione
il Governo Italiano, insieme alle Nazioni Unite, ha promosso lo scorso
settembre a Roma un “Dialogue Forum on Internet Rights”, che ha contato
la partecipazione di oltre 700 delegati dei Governi, della società
civile, del settore privato e dell’accademia, in rappresentanza di ben
70 Paesi.
- Il Forum ha
confermato la necessità di definire regole comuni, su un piano internazionale
e multistakeholder, per la governance della Rete che, a nostro avviso,
devono assumere la forma di un “Internet Bill of Rights”. È infatti
ormai evidente come Internet stia introducendo radicali mutamenti in tutte
le dimensioni dell’agire umano: dall’economia, alla comunicazione, alle
relazioni sociali e politiche. Il suo tumultuoso sviluppo investe direttamente
tutti gli ambiti di espressione dei diritti umani, dimostrando da un lato
la fragilità delle misure sinora poste a loro protezione e dall’altro,
attraverso la partecipazione dal basso, straordinarie potenzialità
per nuove forme di affermazione degli stessi, in grado di rafforzare la
democrazia nella società della conoscenza.
- Stiamo insomma
assistendo oggi alla nascita di una nuova generazione di diritti che afferiscono
alla “cittadinanza digitale globale” e che rappresentano un’estensione,
con specifiche declinazioni, dei diritti umani fondamentali. Proprio per
questo è necessario un Internet Bill of Rigths, una definizione
concertata e multistakeholder di questi diritti; regole certe che tutelino
la libertà e l’accesso della Rete, insieme a forme di autoregolamentazione
che riguardino i suoi contenuti, in modo da garantire i diritti degli individui
e dei gruppi, in particolare quelli più vulnerabili. L’assenza di
regole per la Rete, infatti, non si traduce necessariamente in maggiore
libertà di Internet.
- Può anzi
facilmente significare prevaricazione del più forte sul più
debole, poiché non dobbiamo dimenticare che la libertà d’espressione
e la libera circolazione delle informazioni e delle idee deve andare di
pari passo con la sicurezza e l’integrità di Internet: solo così
la rete potrà raggiungere pienamente il suo potenziale.
- Dobbiamo inoltre
assicurarci che ciascuno, nel mondo, possa trarre beneficio dalle opportunità
offerte dalla Rete, rimuovendo tutti gli ostacoli che impediscono il libero
accesso e cercando di colmare il digital divide. Per queste ragioni siamo
particolarmente lieti di essere qui oggi: l’Internet Governance Forum è
il luogo ideale per raccogliere la riflessione comune sulle quattro aree
di discussione - Access, Diversity, Openness, Security – che afferiscono,
tutte quante, all’Internet Bill of Rights. Infatti, noi crediamo fermamente
che è nostra responsabilità, come policy-makers, nel riaffermare
il nostro impegno nel rendere Internet un mezzo di coesione ed inclusione
sociale e di costruire una società dell’informazione centrata sulla
persona, basata sulla conoscenza e orientata al bene comune.
- Tuttavia, definire
principi e regole comuni per l’Internet, proprio per le sue caratteristiche
intrinseche, significa definire anche un nuovo metodo di lavoro. Internet
è per antonomasia il luogo della discussione diffusa, delle iniziative
che vogliono e possono coinvolgere un numero larghissimo di persone, dell’elaborazione
comune. Diventa evidente, allora, che ad un Internet Bill of Rights non
si può arrivare attraverso le tradizionali procedure tipiche delle
convenzioni internazionali, attraverso cioè forme di cooperazione
“dall’alto” tra i governi o quelle classiche della diplomazia multilaterale.
- L’Internet Bill
of Rights può e deve essere il punto d’avvio di un processo diverso,
che coinvolge una molteplicità di soggetti e si svolge su livelli
diversi. Le Dynamic Coalition costituite all’interno dell’IGF sono l’esempio
migliore di questo nuovo approccio che intendiamo adottare. Il mio Paese
partecipa a più livelli alla Dynamic Coalition sull’Internet Bill
of Rights che domani, a partire dalle ore 10.30, si riunirà proprio
per condividere i progressi fin qui raggiunti e per discutere insieme il
percorso più opportuno per la definizione del Bill of Rights. Contiamo,
con la vostra partecipazione, di riunire un primo nucleo di attori che
concretamente avvii, insieme a noi e agli amici del Governo brasiliano
e a tanti altri, il percorso dell’Internet Bill of Rights.
- Sappiamo che
si tratta di un percorso lungo e complesso, perché dovremmo non
solamente stabilire i principi per il più grande spazio pubblico
oggi esistente, ma anche individuare gli strumenti in grado di garantire,
poi, che essi rappresentino il punto di riferimento per la comunità
internazionale. In questa prospettiva, guadiamo con ambizione anche alla
possibilità di raggiungere un consenso affinché si possa
stabilire ad una sorta di “figura di alto garante” o “ombudsman” dei diritti
della Rete. Sono certo che il carisma e le capacità del Ministro
Gilberto Gil e del Professor Stefano Rodotà, oltre a quelle di tutti
gli altri partecipanti, permetteranno di fare del workshop di domani un
momento fondante per l’Internet Bill of Rights.
- Grazie, vi aspettiamo
domani. Buon lavoro a tutti.
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